Autolesionismo: significato, segni e come uscirne
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L’autolesionismo si può descrivere come un danno deliberatamente autoinflitto al proprio corpo senza essere obbligatoriamente accompagnato da intento suicidario.
Tra i comportamenti autolesivi troviamo: tagliarsi, bruciarsi, graffiarsi, mordersi, ingerire oggetti o sostanze dannose, colpirsi, strapparsi peli o capelli, etc.
Queste condotte hanno in comune l’elemento di provocarsi dolore.
Prima di provare a capire le cause che spingono questi comportamenti, è necessario approfondirne il significato e le manifestazioni.
Segni fisici ed emotivi
Nell’autolesionismo si distinguono segni fisici e segni emotivi, i quali molto spesso si presentano simultaneamente.
Tra i segni fisici troviamo:
Tagli
Graffi
Contusioni
Morsi
Bruciature
Lividi
Strappi
Tra i segni emotivi possono presentarsi:
Tensione
Disagio
Umore basso
Le condotte autolesive hanno caratteristiche e significati diversi a seconda del soggetto che le mette in atto.
L’unicità del soggetto rende unico anche il suo problema, pertanto questa non si presenta come una lista esaustiva dei segni dell’autolesionismo, bensì come un esempio di quello che ci si può aspettare da questa condotta.
Autolesionismo emotivo
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Spesso sentiamo dire “le parole fanno più male degli schiaffi” ed è assolutamente vero.
L’autolesionismo emotivo non si manifesta con segni fisici ma piuttosto con lesioni emotive ed interne, causate da pensieri negativi e giudicanti verso sé stessi.
“Non sei abbastanza”
“Non sei all’altezza”
“Non te lo meriti”
“Potevi fare di più”
“Non vali niente”
“Fai schifo”
“Non ti ama nessuno”
“Gli altri sono meglio di te”
“Sei sbagliato/a”
Questi sono solo alcuni esempi di frasi che possono apparire nella mente e possono lasciare segni indelebili, anche se non visibili.
Se pensiamo di parlare in quel modo a una persona che amiamo, ci sembrerà assurdo, ma a volte è proprio il modo in cui parliamo a noi stessi.
Chiaramente queste frasi non passano inosservate al nostro cervello, che soffrendone, reagisce con un dolore emotivo che per certi aspetti assomiglia molto a quello fisico.
Come mai si fa autolesionismo
Non esiste una risposta unica ed universale, pertanto cominceremo dal dire che esiste un perché all’autolesionismo.
In alcuni casi l’autolesionismo è una conseguenza comportamentale di un malfunzionamento cognitivo che può essere dovuto, per esempio, a danno cerebrale, malattia neurologica, ritardo mentale, disordine del neurosviluppo, disturbo dello spettro autistico, psicosi, ed altro.
Quando nessuno di questi quadri è presente, l’autolesionismo diventa una risposta a un dolore interno: procurarsi dolore fisico permette di allievare la percezione del dolore emotivo, trasformando il comportamento autolesivo in un potente antidolorifico.
Come ogni antidolorifico anche l’autolesionismo funziona ad un certo livello, tuttavia, porta con sé evidenti effetti collaterali.
Per questo la psicoterapia diventa uno strumento importante per poterne uscire.
Come smettere di farsi del male
Chi mette in atto comportamenti autolesivi lo fa perché a suo tempo ha trovato un modo per sopprimere un dolore più grande.
Questo è un esempio di comportamento disfunzionale, che porta in sé problema e soluzione.
Per smettere di farsi male è necessario trovare modalità funzionali per esprimere e lasciare andare quella sofferenza.
Autolesionismo e terapia
Il terapeuta principalmente ha lo scopo di prevenire l’escalation della situazione, ovvero la comparsa dell’intento suicidario.
Se soffri di questo malessere, o hai brutti pensieri dolorosi, puoi metterti in contatto con il nostro team. Uno dei nostri professionisti si metterà subito in contatto con te!
Inoltre, essendo l’autolesionismo una risposta a un dolore interno, la terapia si pone l’obiettivo di indagare anche i fattori scatenanti, per poter trovare una soluzione alla radice del problema.