Disturbi alimentari: quali sono e come uscirne
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I disturbi alimentari sono patologie caratterizzate da una disfunzione del comportamento alimentare, che si presenta con eccessiva preoccupazione per il peso e con alterata percezione dell’immagine corporea.
Rappresentano una delle più frequenti cause di disabilità giovanile e a essi si associa un rischio elevato di mortalità.
Quali sono i disturbi alimentari
I disturbi alimentari sono stati definiti dal Manuale Diagnostico e Statistico Dei Disturbi Mentali DSM 5 «Disturbi della nutrizione e della alimentazione» e si presentano distinti in sei categorie diagnostiche principali:
Anoressia Nervosa
L’anoressia nervosa è tra i più comuni disturbi dell’alimentazione, colpisce prevalentemente le donne ed ha esordio in età adolescenziale.
Si caratterizza per una graduale e sempre più importante riduzione dell’introito calorico, spesso accompagnato da un esercizio fisico eccessivo e compulsivo, che determina una progressiva perdita di peso corporeo.
I criteri diagnostici DSM-5 dell’anoressia nervosa comprendono:
La restrizione calorica che comporta un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica
l’intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi
l’alterazione del modo in cui viene vissuto dall’individuo il peso o la forma del proprio corpo, si presenta un’eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima, oppure una persistente mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
Inoltre, si differenzia per due tipologie:
Con restrizioni: la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso dieta, digiuno e/o l’attività fisica eccessiva
con abbuffate/condotte di eliminazione: durante gli ultimi 3 mesi, si sono presentati ricorrenti episodi di abbuffata o condotte di eliminazione (cioè, vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
I livelli di gravità sono cinque: lieve, moderato, grave ed estremo.
L’anoressia nervosa ha conseguenze molto gravi sia a livello fisico che psicologico.
Questo disturbo ha un tasso di mortalità tre volte più alto rispetto alla depressione, alla schizofrenia o all’alcolismo e 12 volte più alto di quello presente nella popolazione generale.
Spesso la paziente anoressica non è consapevole della propria malattia e pertanto non riconosce di aver bisogno di aiuto.
Una volta raggiunta la consapevolezza del proprio disturbo il trattamento più indicato è un approccio multidisciplinare che coinvolga psichiatra, psicoterapeuta, endocrinologo, medici dietisti e internisti.
Bulimia Nervosa
La Bulimia nervosa è caratterizzata da abbuffate e inappropriate condotte compensatorie, almeno 1 volta alla settimana e per 3 mesi.
“Abbuffata” viene definita tale quando si presenta l’ingestione di una quantità di cibo significativamente superiore a quella che la maggior parte degli individui assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili, caratterizzato dalla sensazione di perdere il controllo.
Le “inappropriate condotte compensatorie”, utilizzate per prevenire l’aumento di peso a seguito di un episodio di abbuffata, consistono ad esempio nel vomito autoindotto, nell’abuso di farmaci (quali lassativi e diuretici), nel digiuno o nell’attività fisica eccessiva.
Anche la bulimia, come l’ anoressia, presenta due sottogruppi distinti:
Chi fa uso di condotte di eliminazione (vomito autoindotto o abuso di lassativi o diuretici).
Chi non ne fa uso, e tenta di controllare il peso attraverso l’esercizio fisico o mangiando poco o addirittura digiunando.
I livelli di gravità sono sempre cinque: lieve, moderato, grave ed estremo.
Insorge alla fine dell’adolescenza o all’inizio della giovinezza ed è molto più frequente nel sesso femminile.
Anche in questo disturbo le complicanze mediche, conseguenti dalle abbuffate e dalle condotte di compensazione, sono spesso sottovalutate.
È importante una diagnosi e un trattamento adeguato del disturbo.
Disturbo da alimentazione incontrollata
Il disturbo dell’alimentazione incontrollata o disturbo da binge-eating è caratterizzato da episodi di abbuffata almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi, non seguiti da condotte di eliminazione o di controllo del peso di alcun tipo.
A differenza della bulimia nervosa, c’è assenza di condotte compensatorie. Questo disturbo a differenza degli altri disturbi alimentari è caratterizzato da impulsività alimentare.
Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri:
Mangiare molto più rapidamente del normale
mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa
mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame
mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite
provare disgusto di sé, intensa colpa o disagio dopo aver mangiato troppo
Il peso eccessivo (o ritenuto tale) e la sofferenza psicologica provocano difficoltà nei rapporti interpersonali e problematiche che possono spingere a un progressivo isolamento.
Le implicazioni psicologiche, insieme alle complicanze mediche, determinano un significativo peggioramento della qualità di vita di chi ne soffre.
PICA
La Pica o allotriofagia viene definita come l’ingestione persistente di sostanze non nutritive, per un periodo di almeno un mese, che è inadeguata allo sviluppo dell’individuo (generalmente in bambini più grandi di 18- 24 mesi).
In particolare, i pazienti affetti da Pica tendono a ingerire diversi tipi di sostanze e materiali come carta, argille, capelli, gesso, spago, lana.
A seconda del materiale ingerito il disturbo ha una nomenclatura diversa, per esempio “tricofagia” quando si verifica l’ingestione di lana e capelli.
Spesso i pazienti con Pica giungono all’attenzione clinica a causa di complicanze mediche tra cui:
La tossicità intrinseca delle sostanze,
l’impatto fisiologico ostruttivo,
le calorie in eccesso,
la privazione calorica.
Nonostante l’esordio della Pica sia più frequente in età evolutiva, può manifestarsi per la prima volta anche in adolescenza o in età adulta, in questo ultimo caso spesso è associata alla disabilità intellettiva.
Mericismo
Il mericismo o anche detto disturbo da ruminazione, è caratterizzato da un comportamento continuativo di rigurgito del cibo per almeno 1 mese.
Il cibo, anche se parzialmente ingerito viene rigurgitato, rimasticato, ringoiato o sputato, questo senza condizione di nauseo e in assenza di disturbi gastrointestinali associati.
Si verifica più frequentemente nei bambini e nelle persone con disabilità legate allo sviluppo, ma può interessare anche gli adulti.
Disturbo evitante / restrittivo
Il disturbo evitante/ restrittivo dell'assunzione di cibo è caratterizzato dalla persistente incapacità di soddisfare le adeguate capacità nutrizionali.
Chi soffre di questo disturbo, di fatto, evita il cibo, se ne disinteressa, oppure lo seleziona accuratamente, mangiando per esempio solo poche o pochissime categorie di alimenti, scelti in base al colore, all'odore o alla consistenza. Bambini e adolescenti sono le categorie che soffrono maggiormente di questo disturbo.
Questo comportamento alimentare può essere pericoloso e comportare:
Eccessivo calo di peso
significativo deficit nutrizionale
interferenza significativa con la propria vita socio-relazionale
dipendenza dall’alimentazione parentale
uso di supplementi nutrizionali orali
Come uscirne e a chi rivolgersi
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La diagnosi del paziente con disturbo alimentare deve essere una diagnosi fatta su più livelli professionali: clinico, nutrizionale e psicologico.
Sono condizioni che presentano elevata comorbilità clinica e psichiatrica che deve essere indagata. La valutazione diagnostica comprende dunque un’accurata valutazione clinica - anamnestica, nutrizionale, della condotta alimentare, della spesa energetica e dello stato psicologico attuale.
In particolare, lo psicologo oltre alla valutazione clinica può avvalersi di test psicometrici, come l’intervista Eating Attitudes Test (EAT).
Se pensi di soffrire di disturbi alimentari, puoi contattare uno dei nostri psicologi di Psicodigitale, chiedendo un colloquio conoscitivo gratuito.
I disturbi alimentari sono patologie complesse legate a gravi disagi psicologici. È fondamentale chiedere aiuto ad uno psicologo che pratica in questo campo, che possa poi, a seconda della gravità del disturbo indicare al paziente il percorso terapeutico più efficace.
Spesso si tratta di percorsi multidisciplinari che possono essere di tipo ambulatoriale o meno.
Per guarire dal disturbo del comportamento alimentare ci possono volere diversi anni di terapia continuativa e presa in carico globale del paziente da parte di diversi professionisti. Inoltre, come molte testimonianze affermano, è importante sottolineare che più precoce è la diagnosi, migliore è la prognosi.
La nostra esperienza come professionisti della salute mentale ci dice che i disturbi alimentari sono disturbi trattabili e la cui sintomatologia è completamente remissibile, quindi è bene intervenire chiedendo aiuto il prima possibile.
Se hai trovato questo articolo interessante, leggi sul nostro blog “Disturbi alimentari: cause, conseguenze e sintomi”