Disturbo Borderline di personalità: sintomi, cause, come uscirne
Letteralmente il termine “borderline” significa “linea di confine” e, in passato, denotava il confine tra ragione e follia.
Oggi, nel DSM 5, il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) viene definito “un pattern pervasivo di instabilità delle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e dell’umore, e una marcata impulsività che spesso si presenta in forma di rabbia incontrollata”.
Colpisce l’1,1%-2,5% della popolazione generale adulta, interessando principalmente il sesso femminile (70%).
Quali sono i sintomi del disturbo Borderline di personalità
Secondo il DSM 5 per avere una diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità si devono avere almeno 5 tra i 9 criteri diagnostici presenti nel manuale:
Forte sentimento di instabilità circa la propria identità;
Paura cronica di essere abbandonati;
Drammatica instabilità nelle relazioni affettive;
Marcata reattività dell’umore (rapide oscillazioni del tono emotivo fra depressione, euforia, irritabilità e ansia);
Frequenti esperienze di collera immotivata;
Cronici sentimenti di vuoto interiore;
Transitori ma ricorrenti sintomi dissociativi (depersonalizzazione, amnesie lacunari, stati alterati di coscienza) oppure di ideazione paranoide;
Comportamenti auto-lesivi impulsivi e incontrollabili (abbuffate, cleptomania, abusi di alcool e droghe, ferite auto-procurate);
Minacce o tentativi ricorrenti di suicidio;
I sintomi del disturbo borderline di personalità possono compromettere seriamente il funzionamento professionale e relazionale della persona.
I soggetti tendono ad avere una visione “o bianco o nero” del mondo, hanno un’immagine di sé instabile e incoerente, sono costantemente severi e punitivi nei confronti di sé stessi e degli gli altri, e passano rapidamente da un’opinione all’altra.
Per queste ragioni possono trovarsi spesso a cambiare repentinamente lavoro, obiettivi di vita, luoghi e relazioni.
Quali sono le cause del disturbo Borderline di personalità
Le cause del DBP restano sconosciute, tuttavia, nel corso degli anni, diversi autori e ricercatori hanno elaborato teorie piuttosto attendibili.
Per comprendere l’origine del disturbo bisogna adottare un punto di vista biopsicosociale, cioè tenendo conto dell’interazione di fattori biologici, psicologici e sociali.
Sembrano esistere alcuni tratti genetici-temperamentali che favoriscono l’insorgenza del DBP, tra cui anomalie nei livelli di serotonina, che spiegherebbero reazioni spropositate all’entità dello stimolo/evento.
Ambienti familiari invalidanti, nei quali pensieri ed emozioni vengono invalidati, banalizzati o puniti, sembrano giocare un ruolo cruciale nello sviluppo della personalità borderline, soprattutto se vengono percepiti come una mancanza di supporto del care-giver.
In alcuni casi, è possibile che i soggetti siano stati vittime di abusi sessuali, maltrattamenti, abbandoni che hanno costruito l’idea di essere cattivi e di meritare di essere puniti.
Tuttavia il rapporto causale non è diretto; è possibile sviluppare un disturbo borderline di personalità anche in assenza di traumi o vissuti particolarmente negativi in età infantile.
Come uscire dal disturbo Borderline di personalità
Al momento il trattamento più efficace del disturbo borderline di personalità è la psicoterapia.
Come per gli altri disturbi di personalità, anche per il disturbo Borderline di personalità è necessario lavorare sulle relazioni interpersonali della persona e sulla capacità di regolare le proprie emozioni.
Tra i diversi approcci, quelli che hanno mostrato maggiore efficacia sono:
- Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT)
- Dialectical Behavior Therapy (DBT)
- Schema Therapy (Schema-Focused Therapy)
- Mentalization Based Treatment
- Transference-Focused Psychotherapy
Nonostante i disturbi di personalità possano creare disagi significativi nella persona, la nostra esperienza come psicologi e psicoterapeuti ci dice che ci sono ampi margini di miglioramento per le persone che soffrono di queste problematiche.
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Il trattamento farmacologico per il disturbo borderline di personalità può essere introdotto come supporto alla terapia psicologica.
Tramite i farmaci si può intervenire sulla vulnerabilità neurobiologica e ormonale, aiutando il soggetto nella gestione dei sintomi.
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