Pensieri ossessivi: come liberarsene
Le ossessioni sono come pensieri o immagini involontarie che si ripetono in modo assiduo durante il giorno per mesi e anni.
I pensieri ossessivi coinvolgono emotivamente la persona al punto in cui finisce per perdere di vista il suo presente, la globalità della sua vita e delle sue relazioni, restando coinvolta con marcato disagio personale e relazionale in preoccupazioni e ansie che variano per intensità, frequenza e contenuto da persona a persona e nella stessa persona a seconda del processo di vita in cui colloca.
Per fornire delle idee in merito, esistono differenti tipologie di pensieri ossessivi.
C’è chi li suddivide per contenuti, fra le più comuni spicca l’ossessione di contaminazione, ossia il dubbio ossessivo di essere entrati a contatto con agenti patogeni, con sostanze pericolose.
Piuttosto che le ossessioni di ordine e simmetria con pensieri continui che le cose non siano state messe a posto nel “modo giusto”.
L’obiettivo di questo articolo non è di fornire materiale tecnico, quanto di potersi avvicinare ai non addetti ai lavori e a chi vive esperienze di questo genere mostrando la complessità della strada che si può percorrere insieme a un professionista della salute mentale.
Infatti dietro a pensieri ossessivi simili per contenuti ci sono storie molto diverse.
Il senso dei pensieri intrusivi
In tanti cercano di capire se i pensieri intrusivi siano senza senso oppure ne dispongano.
Tralascerei i contenuti specifici delle ossessioni, ma sicuramente ogni sintomo ha un senso per la persona che se lo vive, un senso non universale ma unico, che si inserisce nel processo di vita.
Sembra strano?
Eppure in molti chiedono aiuto a uno specialista della salute mentale solo dopo anni di ossessioni, questo ricorda quanto quel sintomo per quella persona sia qualcosa che partecipa al suo tenere un equilibrio, prima che al perderlo.
I pensieri intrusivi sono falsi, oppure no
Una questione meno discussa, ma a volte richiesta dai pazienti, riguarda la falsità dei pensieri intrusivi, il loro essere falsi.
Eppure per quanto staccati dalla logica razionale, le ossessioni portano delle loro verità, verità del soggetto che le abita.
Nel corso di mesi di terapia la persona osserva come quel pensiero invasivo e ripetitivo aveva anche a che fare con sé, come sia anche il suo e dica di sé.
I farmaci per i pensieri ossessivi
Altro punto discusso e richiesto da chi soffre di ossessioni è se esistono dei farmaci per ridurre la frequenza e l’intensità dei pensieri ossessivi.
La risposta che vi fornisco è che seppure i farmaci in taluni casi si rendono necessari e facilitano il lavoro psicoterapeutico, bisogna avere in mente che nel trattare esclusivamente una tale condizione clinica solo in ambito farmacologico si finisce per svuotare di senso un comportamento, la persona non è un mezzo passivo in balia delle risposte elettriche/chimiche del proprio sistema nervoso, ma un sistema vivente che si organizza e ri-organizza.
Come guarire dai pensieri ossessivi
Il termine guarire rimanda a quella condizione di malattia per cui un paziente può rimettersi in salute e tornare a una condizione originaria che precede l’insorgere dei sintomi.
Credo che la formulazione di tale domanda presenti limiti.
La persona può andare sviluppando consapevolezza e padronanza in merito al proprio disturbo, non può tornare in quella condizione in cui un sintomo non era insorto e alcune esperienze in merito a se stesso non le avrebbe mai immaginate.
Basti pensare come nell’ambito psichico si utilizzi il termine di “Disturbo mentale” e non più quello di “Malattia Mentale”, ponendo l’accento su quanto arreca disturbo piuttosto che nel considerare un male e una malattia lo stato psichico che si affronta.
Come si possono eliminare i pensieri negativi che tormentano
L’atteggiamento di cura verso di sé non prevede l’eliminazione di ciò che non ci piace, piuttosto la possibilità di accogliere pensieri, emozioni, dimensioni psichiche nostre che vorremmo cancellare.
Tutto questo senza dimenticarci della nostra ricchezza e complessità, permettendoci la curiosità invece che la rinuncia, l’accogliere invece che lo scacciare.
Capisco che queste non siano le risposte che vorremmo avere, a molti di noi piacciono le certezze.
Le ossessioni infatti ci ricordano che il nostro tentativo di controllo e di certezza sulle cose non può che fallire, la vita non può essere controllata, le cose accadono, gli imprevisti arrivano, le esperienze non sono dei calcoli con risultato unico, possiamo fare tante cose diverse in una stessa situazione e sentirci ugualmente bene con noi stessi e con gli altri. Il pensiero ossessivo ripropone lo stesso, l’identico contenuto che si ripete.
Più cerchiamo di controllare le ossessioni e più facciamo l’esperienza di fallire, eppure siamo disposti a fallire e riprovare ben più che a fermarci e viverci il senso del fallimento, a intraprendere una strada differente, non conosciuta, non ripetibile.
Non è un caso che alle ossessioni seguano le compulsioni, ossia dei comportamenti che causano anch’essi marcato disagio, ripetitivi, che come dei rituali fanno cessare quel pensiero ossessivo.
Un esempio può essere il continuo pulire e lavare nel tentativo di fronteggiare le ossessioni di contaminazione.
Una forma di auto-terapia insomma, che la persona spesso inventa affinché al continuo pensiero assillante ci possa essere un atto che faccia chiudere quella ripetizione insostenibile di pensieri, che finisce per assumere problematicità simili e differenti che si sommano alle ossessioni.
E’ possibile trattare le ossessioni, ma per farlo è necessario che a questo ci partecipi attivamente la persona che ne è coinvolta, le ossessioni non si alimentano da sole, non hanno vita propria, affrontarli insieme a uno specialista permette di mollare quel braccio di ferro che spesso si instaura con i pensieri ossessivi e di permettersi di osservare le cose da altri punti di vista, assumendo posizioni differenti.
Se vogliamo davvero lasciare qualcosa, prima dobbiamo farla nostra, cosa molto differente dal tentativo di controllarla in autonomia.